Troppi pellegrini e pochi turisti: il caso Monte Sant’Angelo

Intervista all’assessore al Turismo, Rosa Palomba

C’è un piccolo borgo nel cuore del Parco nazionale del Gargano a più di 800 metri di altezza con vista sul golfo di Manfredonia. Un borgo dove la montagna abbraccia il mare, e dove gli eremi incastonati nella roccia sono le tappe di un cammino sacro lungo più di mille anni.

Siamo a Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia, lungo la via che porta in Terra Santa. E poi c’è una grotta dove l’arcangelo Michele scelse come sua dimora terrena e oggi meta di pellegrinaggio da tutto il mondo. Il santuario e il borgo antico, con il quartiere Junno dipinto di bianco, sono protetti dall’Unesco insieme alla Foresta Umbra distante solo pochi chilometri da “Mònde” (così viene chiamato dagli abitanti e dai pellegrini questo borgo).

Sono più di 1,5 milioni i pellegrini che ogni anno raggiungono Monte Sant’Angelo. Eppure la cittadina soffre di mal di turismo. Poche, rispetto alle enormi potenzialità, le notti di permanenza nelle strutture ricettive. Manca una rete di ospitalità diffusa e di strutture pronte a soddisfare la domanda di turismo naturalistico legato ai cammini e all’enogastronomia.

Ma quanto è lunga la strada della promozione del territorio e del turismo a Monte Sant’Angelo? Ne parliamo con l’assessore al Turismo, Rosa Palomba, intervistata durante i giorni di svolgimento della seconda edizione di “Mònde”, il festival cinematografico dedicato ai cammini e al viaggio.

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