Daunia: Ospitalità diffusa e prodotti della terra di Puglia

Pietramontecorvino dal Palazzo Ducale“L’ospitalità diffusa, realizzata attraverso una rete di immobili messi a disposizione dei visitatori è la risposta immediata e senza grandi investimenti per trasformare i borghi d’arte in località dove soggiornare e vivere una vacanza a contatto diretto con la gente del posto e le tradizioni”. Così, senza giri di parole, Marcella Guadagno, assessore al Turismo del comune di Troia (altra meta che completa la rete di quattro comuni che hanno realizzato l’iniziativa #Dauniapresstour) rivela la formula vincente per cambiare drasticamente le abitudini dei turisti mordi e fuggi del fine settimana in Puglia, ma anche nel resto d’Italia. Ma il vero motore di questa rivoluzione low cost di qualità è l’enogastronomia. E qui a Troia con il Nero di Puglia, siamo nella capitale non solo morale, del vino rosso simbolo di questa vasta e tutta da scoprire provincia di Foggia che prende il nome di Daunia. “Oggi la Daunia è soprattutto un simbolo di turismo a misura del viaggiatore alla ricerca di sapori ed emozioni che arrivano dalla terra al cuore – aggiunge il sindaco di Petramontecorvino, Raimondo Gialella – proprio come gli eventi che stiamo costruendo per l’estate, con una festa medioevale a fine agosto e settembre con l’enogastronomia protagonista nel nostro centro storico che sarà animato da sfilate d’epoca”.

Chi non fugge dai campi di grano e trasforma i frutti della terra in occasioni di sviluppo turistico duraturo sono i giovani di questa terra di sole e piccoli borghi che non compaiono nei cataloghi dei tour operator e con potenzialità davvero enormi per le nuove generazioni.

Luca Scapola, titolare dell’azienda vinicola Borgo Turrito nell’Incoronata foggiana, ha piantato le rose dinanzi ai filari del suo rosé e del pregiatissimo nero e parla a nome delle sue 50mila bottiglie prodotte all’anno. Due delle quali “campioni del mondo” al campionato mondiale di vino rosè che si è tenuto a Cannes lo scorso anno. Una medaglia d’oro che campeggia con discrezione nella sala degustazioni dell’azienda e una d’argento per il Nero. Insomma,  un vero e proprio campione di determinazione e di capacità di eccellere contro i giganti mondiali del vino, dalla Francia fino ai paesi emergenti d’oltreoceano con business e mezzi tecnici da milioni di euro.

“La qualità innanzitutto e i piedi piantati per terra come le nostre viti – afferma il giovane produttore della Daunia e già esperto enologo nazionale – senza fare passi più lunghi delle nostre gambe”. Un esempio efficace, questo, di come si costruisce il successo da queste parti e di come questa semplice ricetta, se applicata anche al turismo ricettivo, potrebbe creare un moltiplicatore enorme di opportunità di crescita economica e sociale (leggi stop alla fuga dei giovani verso le città e all’estero come accade da queste parti).

Chi invece ce l’ha fatta e oggi è un vero e proprio ambasciatore della Daunia nel mondo e lo chef-contadino Peppe Zullo, star televisiva e cuoco del grandi della Terra al G7 e dei miliardari di tutto il mondo che transitano in Puglia. La sua filosofia è semplice e la racconta con l’entusiasmo di un bambino mentre raccoglie le sue ciliegie dall’immensa tenuta-fattoria e relais (120mila mq) da sogno ad Orsata: “Il mio mercato è la terra (la sua terra, ovviamente). Prelevo dall’orto la borragine, l’impasto con acqua e farina del mio mulino e preparo le “ostriche di montagna”. Sapori inebrianti, unici e anche loro rigorosamente a chilometri zero.

“Qui in Puglia ci sono 60 milioni di alberi di ulivo. Più di uno per ogni italiano. L’olio e il grano – continua il cuoco-contadino –  sono i nostri tesori a tavola e le ricette sono quelle della tradizione contadina. Punto e basta”.

Senza fronzoli e ardite sperimentazioni in cucina che hanno fatto la fortuna di tanti e troppi cuochi mediocri trasformati in chef dallo show business legato al cibo, Zullo confessa: “Ho preparato durante la mia vita centinaia o forse più pancotti. Poi giorni fa ho visto all’opera una nonnina di oltre novant’anni con i suoi ingredienti ultrasecolari e ho cambiato la ricetta: è questo il nostro futuro”.

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